Bullismo: (ri)conosciamolo!

Qualche numero:

Secondo i dati ISTAT del 2005, in Italia 1 bambino su 2 è vittima di bullismo ed il fenomeno sembrerebbe essere più frequente alle elementari e al nord e più diffuso tra i maschi. Inoltre, secondo il Telefono Azzurro, il 30% delle vittime arriva a compiere atti di autolesionismo; il 10%, invece, arriva a tentare il suicidio. Ancora, sembrerebbe che solamente 1 bambino/ragazzo su 5 informi i genitori o altri adulti delle vicende, a causa della paura di eventuali ripercussioni da parte del bullo/i. 

 

 

Ma che cos’è il bullismo?

Innanzitutto, analizziamo il termine: la parola “bullismo” proviene dal termine inglese “to bully” ovvero “tormentare” “perseguitare” ed è la traduzione del termine “bullying”, utilizzato per indicare le prepotenze che avvengono tra pari.

E’ un fenomeno con caratteristiche relazionali: una relazione nella quale il più forte reca danno al più debole in modo intenzionale, avvalendosi della propria superiorità fisica o mentale.

Per tali ragioni il bullismo viene inserito all’interno della categoria dei comportamenti aggressivi, in quanto effettuato senza una provocazione: l’obiettivo, come già accennato, è di dominazione dell’altro. 

 

 

Come si riconosce il bullismo?

Questo fenomeno, ha tre caratteristiche fondamentali:

  1. intenzionalità: le prepotenze, infatti, vengono compiute di proposito per recare nocumento all’altro;
  2. persistenza: tali azioni non devono essere limitate a un episodio isolato, ma devono ripetersi nel tempo; 
  3. asimmetria di forza psicologica e fisica del bullo rispetto la vittima: quest’ultima deve trovarsi in una condizione di inferiorità rispetto al bullo; tale disparità porta la vittima ad essere incapace di difendersi.

Le azioni tipiche del bullismo possono essere dirette od indirette. Le prepotenze dirette vengono agite maggiormente dai maschi e sono più visibili ed esplicite. Possono essere prepotenze verbali (offese, minacce, prese in giro) o fisiche (molestie sessuali, pugni, calci, percosse, etc.).

Al contrario, quelle indirette vengono agite maggiormente dalle femmine, sono più nascoste e meno facilmente riconoscibili, al punto che spesso nemmeno il bullo se ne rende conto e stenta a riconoscere azioni di questo tipo da lui perpetrate. Tra le prepotenze indirette più comuni troviamo una serie di azioni che hanno l’obiettivo di attaccare e danneggiare la capacità e la possibilità di fare amicizie, oltre che l’idea e l’immagine che la vittima ha di se stessa, come l’isolamento/esclusione sociale e la diffamazione.

 

 

...e il cyberbullismo?

Il cyberbullismo è un particolare tipo di prepotenza che è stata favorita dall’avvento e dallo sviluppo delle tecnologie come il computer, internet, il cellulare ed i social network. Esso si esplica nell’agire prepotenze sia dirette, come offese, minacce o molestie sessuali online, che indirette, come il diffondere calunnie o diffamare: azioni che, se eseguite nella rete, possono raggiungere un panorama vastissimo di persone. 

 

 

Chi sono il bullo e la vittima?

Il BULLO: secondo la letteratura sull'argomento, i bulli sembrerebbero essere ragazzi impulsivi, aggressivi con i pari ma anche con genitori ed insegnanti. Essi si arrabbiano facilmente e tollerano poco la frustrazione. Presentano, inoltre, scarsa sensibilità ed empatia verso la vittima e un atteggiamento favorevole verso la violenza e l’inganno, strumenti attraverso cui ottenere e perseguire i propri obiettivi. Infine mostrano difficoltà nell’accettare e sottostare alle regole ed un rendimento scolastico tendenzialmente basso. A volte possono anche mostrare delle caratteristiche ansiose e di insicurezza.

 

La VITTIMAla letteratura evidenzia come le vittime siano spesso caratterizzate dal far parte di una qualsiasi minoranza, come quella etnica, religiosa o culturale. Ma non solo: anche ragazzi soli, con difficoltà a farsi amicizie, ragazzi obesi o in sovrappeso, omosessuali o disabili. Ancora, hanno maggiori probabilità di essere “presi di mira” i ragazzi più giovani, ansiosi o introversi: bambini che non costituiscono una minaccia e che difficilmente metteranno in atto comportamenti vendicativi. Infine, vi possono anche essere delle prepotenze rivolte ad uno specifico genere sessuale

 

 

Quali sono le conseguenze del bullismo?

La letteratura sull’argomento evidenzia come il bullismo sia un fattore di rischio per sindromi depressive e/o ansiose (come fobie o attacchi di panico), autolesionismo, disturbi psicosomatici e scarsa autostima nelle vittime. Per quanto riguarda, invece i bulli, le conseguenze spaziano da comportamenti antisociali ad abuso di sostanze, da comportamenti delinquenziali ad azioni violente

 

 

Cosa si può fare per contrastare questo fenomeno?

A carattere preventivo, è molto importante che i genitori e gli adulti che appartengono alla quotidianità dei bambini, “facciano da esempio”, evitando di mostrare comportamenti aggressivi ed incoraggiando atteggiamenti e azioni positive e di rispetto verso il prossimo.

In secondo luogo, qualora vi sia la necessità di chiedere aiuto, potrebbe essere utile rivolgersi ad uno psicologo o ad un assistente sociale, magari della scuola o del consultorio della ULSS locale.

E’, inoltre, molto importante che i genitori vengano coinvolti nelle iniziative scolastiche volte alla riduzione del bullismo, in modo da tenere in considerazione anche il loro punto di vista.

Oltre a ciò, potrebbe essere importante, da parte delle scuole, informare i ragazzi sul fenomeno, coinvolgendoli in training volti alla promozione delle loro abilità sociali svolti dagli psicologi, e promuovere l’integrazione tra gli alunni, al fine di favorire  una identità di “gruppo-classe” e comportamenti amichevoli.  

 

 

Dott.ssa Giorgia Salvagno 

 

Bibliografia e sitografia: 

  • Pedditzi M. L. (2008), Il bullismoin Santrock J. W., Psicologia dello Sviluppo. Milano: McGraw Hill;
  • Menesini E., Nocentini A. (2015), Il bullismo a scuola. Prato: Giunti OS;
  • http://www.aied-roma.it/nobullismo/