HIKIKOMORI - GIOVANI IN ISOLAMENTO VOLONTARIO

Vi avevo già parlato del tema Hikikomori in un mio articolo (il quale ha vinto il Contest "We want you" de <<Il Sigaro di Freud>> ad aprile 2018): il termine hikikomori (引きこもり) significa isolarsi/ritiarsi/chiudersi e fu coniato dallo psichiatra giapponese Saito Tamaki negli anni ’80, periodo in cui la comunità scientifica giapponese iniziò a registrare i primi casi di questo fenomeno.

 

Con esso si indica la tendenza dei giovani ragazzi giapponesi, specialmente maschi e con un contesto socio-economico tendenzialmente elevato, senza situazioni familiari particolari come separazioni o divorzi, a ritirarsi dal mondo esterno rifugiandosi nelle loro stanze, dove possono vivere anche per anni, senza alcun contatto sociale reale, ad eccezione, quando hikikomori si verifica mentre il giovane vive ancora in casa dei genitori, di qualche “comunicazione di servizio” con la madre.

 

Sembrerebbe che questo fenomeno, che in Giappone conta più di un milione di casi, da una decina d’anni si sia diffuso anche tra i giovani italiani. L’attuale stima italiana, infatti, andrebbe dai 60.000 ai 100.000 casi circa (Spiniello, Piotti, Comazzi, 2015).

 

Vi sono alcune differenze nel fenomeno tra Giappone e Italia, in particolare per quanto riguarda il significato. In linea di massima, comunque, è possibile ipotizzare che anche in Italia Hikikomori sia associato alla pressione della società nei confronti dei giovani d'oggi, verso i quali vi sono altissime aspettative, sopratutto correlate al successo scolastico e professionale, tanto che perfino all'asilo nido è possibile trovare un focus sulla prestazione, più che sullo sviluppo relazionale tra bambini. Secondo Pietropolli Charmet (2013), inoltre, sembrerebbe che tale forma di ritiro possa considerarsi come una sorta di attacco al corpo, vissuto come troppo brutto e rispetto al quale gli sguardi dei coetanei -sopratutto quelli dei compagni di classe- vengono vissuti come intollerabili. Non a caso, sovente il primo ritiro che i ragazzi compiono è proprio quello da scuola.

 

Se i contatti reali si abbassano sfiorando lo zero, quelli virtuali ed immaginari, fruiti attraverso l’utilizzo di internet si alzano notevolmente: internet, infatti, rimane l’unico mezzo di comunicazione con gli altri. Ciò però non è esente da rischi. 

 

Secondo la letteratura, il fenomeno hikikomori non va inteso come una malattia ma come una situazione che la può produrre. Le situazioni cliniche più frequenti si rifanno a quadri ossessivi, ansiosi e fobici, depressivi, di dipendenza e in alcuni casi più rari, ad esordi psicotici.


UN SERVIZIO SPECIALISTICO A VENEZIA

 

Come psicologa, da qualche anno mi occupo di studiare il fenomeno e le sue caratteristiche, sia nelle sue peculiarità giapponesi che, ovviamente, italiane.

 

A tal proposito, offro uno specifico servizio di sostegno e trattamento psicologico psicoterapeutico per chi vive questa condizione e sente la necessità di un aiuto.

 

E' possibile, infatti, intraprendere un percorso di sostegno psicologico e psicoterapia ed una relazione d'aiuto sia nel mio Studio di Venezia, per chi sente nelle sue corde dirigersi in un ambiente neutro e protetto, sia a domicilio e a distanza, attraverso il software Skype.

 

Inoltre, offro un sostegno anche per i famigliari ed erogo corsi di formazione per insegnanti, genitori ed educatori.

 

 

Puoi contattarmi attraverso il form sottostante per maggiori informazioni o per fissare un appuntamento.

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XXVI Congresso Nazionale AIRIPA "BES E DISTURBI DELL'APPRENDIMENTO”

Poster dal titolo: HIKIKOMORI: BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI E RISCHI DELLE NUOVE TECNOLOGIE”.
Salvagno G.

30 settembre 2017, Conegliano, TV


RISORSE UTILI

Bibliografia a cura della dott.ssa Salvagno:

 

Salvagno G. (2023), Il giovane in ritiro sociale Hikikomori e le dinamiche del suo sistema famigliare. Rivista Psyche Nuova (Padova), 2021-2022, pp. 171-180.

 

Salvagno G. (2019), Il fenomeno dell'Hikikomori, in Bilotto A. "Dal Cyberbullismo al Sexting: i pericoli passano dal web", Homeless Book, Faenza (RA), pp. 159-189;

 

Salvagno G. (2019), Hikikomori: la muta ribellione. Introduzione al fenomeno della negata individuazione. Rivista Psyche Nuova (Padova), 2019, pp. 191-195.

 

 

 

Altra bibliografia di riferimento:

 

Bagnato K. (2017), L'hikikomori: un fenomeno di autoreclusione giovanile. Roma: Carocci Editore;

 

Crepaldi M. (2019), Hikikomori. I giovani che non escono di casa. Roma: Alpes;

 

Doi T. (1971), Anatomia della dipendenza. Milano: Raffaello Cortina Editore;

 

Lancini M. (2019), (a cura di), Il ritiro sociale negli adolescenti. Milano: Raffaello Cortina Editore;

 

Pietropolli Charmet G. (2013), La paura di essere brutti. Milano: Raffaello Cortina Editore;

 

Piotti A. (2012), Il banco vuoto. Milano: Franco Angeli Editore;

 

Ricci C. (2008), Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione. Milano: Franco Angeli Editore;

 

Ricci C. (2009), Hikikomori. Narrazioni da una porta chiusa. Roma: Aracne;

 

Ricci C. (2014), La volontaria reclusione. Roma: Aracne;

 

Sagliocco G., a cura di (2011), Hikikomori e adolescenza. Fenomenologia dell'Autoreclusione. Milano-Udine: MIMESIS;

 

Saito T. (1998), Hikikomori: adolescence without end. USA: University of Minnesota Press;

  

Spiniello R., Piotti A., Comazzi D. (2015), Il corpo in una stanza. Adolescenti ritirati che vivono di computer. Milano: Franco Angeli Editore;

 

Vrioni I. (2017), Hikikomori. Nuova forma di isolamento sociale. Youcanprint: Lecce;

 

Zielenziger M. (2006), Non voglio più vivere alla luce del sole. Roma: Elliot.

 

 

Filmografia:

Anime “Welcome to the NHK” reperibile su YouTube

 

 

Sitografia:

http://www.hikikomoriitalia.it

 

http://www.centro-hikikomori.it